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Sulla Speranza, un dono di Dio.

Aggiornamento: 7 set 2021



Tra i doni che Dio ha voluto fare all'uomo, uno dei più grandi è proprio quello della speranza. È la seconda tra le virtù teologali, cioè che "hanno come origine causa ed oggetto Dio Uno e Trino" (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1812).


Il Catechismo della Chiesa Cattolica poi al punto 1818 dice:

"La virtù della speranza risponde all'aspirazione alla felicità, che Dio ha posto nel cuore di ogni uomo; … salvaguarda dallo scoraggiamento; sostiene in tutti i momenti di abbandono; [...]".

Se non avessimo la speranza, non potremmo nemmeno pensare di trovare la forza di rialzarci dopo ogni caduta o evento che ci abbatte. Possiamo anche attingere da esperienze di altre persone alcuni esempi di speranza, ma alla fine rimane sempre un regalo personale di Dio, perché nasce nel cuore di ogni uomo quando viene alla luce: Non si compera: possiamo però pregare Dio perché non ci venga a mancare.


Ogni momento della nostra vita è intriso di speranza, da quando ci alziamo al mattino, sperando che sia una buona giornata, che il lavoro vada bene, che la propria famiglia possa essere serena, che si possa guarire, trovare la persona giusta, che l'esame riesca… La sua caratteristica è quello di anticipare il futuro che desideriamo e per questo un antico filosofo, Filone Alessandrino, la indica come la gioia prima della gioia.


Eppure, nonostante tutto questo, sempre più sentiamo anche parlare di "disperazione", di persone "disperate", cioè senza speranza.


Questo tempo prolungato di fatica per tanti, a volte di dolore, se non di perdita degli affetti, ha fatto sì che tanti abbiano smesso di credere in un futuro migliore, o che le cose potranno cambiare in meglio.


Si percepisce a volte, parlando con le persone, un clima di sconforto, la fatica del vivere sempre più pressante, una visione negativa del mondo e delle cose.


Mi tornano allora alla mente le parole di San Paolo quando scrive ai cristiani perseguitati di Roma, dicendo loro:

"Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera" (Rm 12,12).

Come può Paolo, avere questa speranza, tale che possa rendere lieti anche nella tribolazione? Penso che solo l'avere incontrato nella propria vita il Cristo risorto possa permettergli di scrivere ancora ai Romani, e come a loro, anche a noi oggi:

"La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato". (Rm 5,5).

Lasciamo allora che lo Spirito riempia i nostri cuori dell'Amore di Dio perché solo così potrà realizzarsi l'invito di Giovanni Paolo II:

"Non lasciatevi rubare la Speranza!”


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