La tradizione cristiana propone, come punto di riferimento per la costruzione di una vita pienamente realizzata, l’esercizio di tre virtù che non sono riducibili all’umano, ma aprono l’esistenza al divino: si tratta della fede, della speranza e della carità.
Cos’è la Fede? Notate come differenti sono queste definizioni:
Wikipedia: la fede è “una adesione a un messaggio o un annuncio sull’accettazione di una realtà invisibile, la quale non risulta cioè immediatamente evidente e viene quindi accolta come vera nonostante l’oscurità che l’avvolge”
Catechismo della Chiesa Cattolica: “La fede è la risposta dell’uomo a Dio che gli si rivela e gli si dona, apportando nello stesso tempo una luce sovrabbondante all’uomo in cerca del senso ultimo della vita”.
Da queste espressioni così distanti emerge che la Fede non è comprensibile al di fuori di essa. Non la bisogna confondere con l’accettazione di una serie di avvenimenti e di dogmi, fides nella sua accezione latina è innanzitutto la condizione di fiducia in qualcuno.
Per noi cristiani è una persona viva ed è Gesù Cristo. Quando si entra in relazione con Gesù in maniera autentica, si comincia a comprendere la propria piccolezza e a non fare affidamento solo sulle proprie forze. Si inizia a riconoscere la Sua mano nelle vicende della vita, negli incontri, nelle apparenti coincidenze.
Si impara ad affidarsi a Lui in ogni situazione, soprattutto quando le difficoltà mettono alla prova. Certo non è semplice lasciare il controllo, le sicurezze, i propri progetti. È difficile accettare un disegno che non si comprende e risulta a volte tanto scomodo o ingiusto, ma è proprio questo che comporta una autentica vita di fede. Avere Fede significa abbandonarsi a Dio, mettersi al servizio della Sua volontà, diventare Suoi strumenti. Questo è possibile solo nella grande certezza che Egli ci ama, che mai ci abbandona, che ci dona quanto necessario per affrontare le dure prove e che, soprattutto, in Lui tutto concorre al bene.
Nelle Sacre Scritture sono molti gli esempi di grande fede: si pensi al coraggio di Abramo di abbandonare ogni cosa e ogni ricchezza, alla tenacia di Giobbe nonostante la perdita di tutto. Ciò che però io amo di più è la figura di quel ragazzetto (cfr. Gv 6, 9-10) che con 5 pani d’orzo e 2 pesci si avvicina all’apostolo Andrea e li dona a Gesù. Quel bimbo non tiene nulla per sé, quel poco che ha lo dona interamente al Signore, e il Signore ne fa meraviglie.
Dio ha un progetto per ognuno di noi, bisogna solo vivere pienamente questo SI.